Domenica 5 febbraio, il gruppo dei bimbi di seconda ha animato la messa delle 11. Intorno all’altare, i bambini hanno partecipato ai momenti liturgici guidati dalle indicazioni del celebrante, padre Stefano, che ha saputo coinvolgere non solo i piccoli ma anche gli adulti presenti creando un clima di festosa vicinanza alla mensa eucaristica.
Nell’ omelia, il sacerdote ha spiegato la presenza del Bambino Gesù sull’altare. Non è nostalgia del Natale, ma segno e riconoscimento della sua incarnazione, è Dio con noi nella storia in cui lascia le sue impronte. E proprio la parola impronte, termine chiave, ritroviamo nella frase che campeggia al centro dell’altare: “Ogni creatura ha in sé l’impronta di Dio: l’anima”.
Stabilito con i bambini il significato di impronta, identità e esperienza tattile con cui conosciamo e ci riconosciamo, ha precisato che ogni uomo ha in sé l’impronta di Dio, del Padre, che è l’anima. Il suo Spirito ci rende vivi e umani, capaci cioè di essere sale della terra e luce del mondo, sale che dà sapore e gusto a quello che si fa e alle relazioni che viviamo e luce che porta annuncio di gioia e speranza a chi incontriamo. Infatti, la Chiesa celebra oggi la quarantacinquesima “Giornata per la Vita” per farci riflettere sulla qualità della nostra esistenza, dono e grazia di Dio in ogni sua fase: da difendere e preservare alla nascita, da sostenere ed indirizzare nel suo sviluppo, da accompagnare con amore paziente verso il suo finale compimento.
In quel Bambino di Betlemme incontriamo il Dio della Vita, una garanzia di qualità per le nostre esistenze.
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