Venerdì 30 marzo alle 20.30 si è tenuta la tradizionale processione della Via Crucis cittadina.
Partendo dalla chiesa parrocchiale di San Francesco, i fedeli hanno seguito il vescovo, monsignor Ovidio, per le vie del quartiere, secondo il tradizionale itinerario.
Una folla attenta e silenziosa ha ascoltato le letture e le meditazioni estrapolate dall’insegnamento di papa Francesco.
Lo snodarsi delle stazioni dolorose ha permesso di accumunare le nostre esistenze, con il carico di dolori e di affanni, con le nostre croci, a quella di Cristo e con Lui ,cadendo e rialzandoci siamo giunti al Golgota.
E’ l’ora buia della morte, ma come ci è stato ricordato, è un trapasso necessario, voluto come risposta totale al Padre. Cristo si fa strumento duttile, prova la sua umanità purificandola per renderla di una trasparenza divina in quel dono totale e assoluto di amore che non condanna nessuno, ma libera tutti dalla pressione di una colpa infamante.
Solo, nella derisione, nel falso giudizio, nella definitiva condanna, accetta tutto in un silenzio carico di un incessante dialogo con Dio.
Ci richiama così a non lasciarci fuorviare dai giudizi superficiali del mondo, a non lasciarci attrarre dagli effimeri richiami del potere e della gloria perché si consumeranno come pula al fuoco.
La verità, la giustizia e il bene saranno l’ultima parola, una Parola che riscatta e salva, una Parola che si fa amore misericordioso, una Parola che parla di perdono.
Da qui l’invito ad accogliere l’esempio, di seguire Cristo, di fare nostro lo stile di vita, rimanendo giovani di cuore, tenaci nello spirito, ardenti nell’amore, determinati nelle scelte di pace.
Proprio la Pace è il distillato di questo sacrificio divino, è il dono perfetto, il testamento lasciato ai suoi affinché diventino tessitori e costruttori di pace a loro volta.
Per questo ai piedi della Croce, Gesù affida Maria a Giovanni ed è molto di più di una urgenza determinata dall’affetto per sua madre. Maria è la Chiesa che è affidata al discepolo amato, affidata a ciascuno di noi affinché facciamo memoria e vita della sua stessa Vita.
Gesù ci insegna un modo diverso di vivere il dolore, la prova. Prima di tutto ci ricorda l’abbandono totale e fiduciose nell’abbraccio del Padre, anche se ci risulta tutto difficile, pesante, incomprensibile e poi ci suggerisce di fare del dolore non una chiusura sorda e ostinata ma una porta aperta per accogliere la nostra fragilità e alimentare, per mezzo suo, la comprensione dell’altro.
Le preghiere, che hanno accompagnato le ricche e articolate meditazioni, hanno avuto come filo rosso il tema della pace. La pace è l’ossigeno dell’anima; è il materiale edile del Regno dei Cieli, è attrattore di giustizia, di rispetto, di inclusione. La Pace è sorella della Verità. Rifiuta le manipolazioni, i tatticismi, i giochi politici; la Pace è libertà di scelta, è scelta di Vita. La Pace è accoglienza concreta di Cristo Risorto. Al termine delle stazioni, raggiunto il piazzale antistante la chiesa, il vescovo ha rivolto ai presenti un invito ad accogliere con più attenzione il testamento di Gesù, ricavato dalla lettura della Passio narrata dagli evangelisti. Le diverse angolare e sensibilità consentono di comporre le sette Parole del suo Testamento Spirituale. La prima parola è espressione di perdono, “Padre perdona loro”; come Cristo ha perdonato i suoi carnefici, tanto più noi dobbiamo impegnarci nel perdonare i fratelli e nel richiedere con umiltà di essere perdonati. Oggi sarai con me in paradiso” è la promessa certa fatta al ladrone; in questo oggi c’è la nostra certezza e la nostra responsabilità di entrare anche noi con determinata volontà nell’abbraccio del Padre. “Donna ecco tuo figlio” ricorda che la Chiesa è madre di tanti figli, che desiderano essere accolti, amati, consolati. “Figlio ecco tua madre” in queste parole si completa il legame che crea una relazione precisa: come i figli sono chiamati a riconoscere la madre, donandole rispetto, attenzione e onore, così anche noi siamo chiamati a rispettare la Chiesa portatrice del Vangelo e di rendere questa Chiesa aperta, accogliente, sempre più materna, secondo le indicazioni di Cristo. “Dio mio perché mi hai abbandonato” non è espressione di sfiducia, di uno spirito smarrito, ma invocazione introduttiva del salmo 22. La preghiera è il tenace linguaggio con cui parlare a Dio, sapendo di essere sempre ascoltati da un Padre Buono, attento alle nostre necessità.
“Ho sete”; qual è la sete di Dio? E’ sete di corrispondenza d’amore tra Creatore e creatura; è sete di relazione autentica con l’umanità; ma è anche richiesta di fare la nostra parte contribuendo a spegnere la sete di Dio che ama me, uomo tra gli uomini. “Tutto è compiuto” è l’espressione di una piena realizzazione del piano di Dio, nulla è stato risparmiato, tutto è stato donato. E questa compiutezza di donazione senza porre condizioni o clausole, senza obblighi da parte nostra, è gratuità assoluta, è dono eterno, è grandezza di riscatto, è teofania dell’amore divino. Per l’uomo è sbigottimento e travolgimento per sovrabbondanza d’amore: è lo stile di Dio. Chiediamo al Signore di essere testimoni autentici, generosi del suo Amore, attraverso la cura dei fratelli. Cura è attenzione, rispetto, collaborazione, gentilezza, condivisione, tolleranza, misericordia,… è semina di Pace!
Dopo la benedizione, i fedeli hanno raggiunto nel silenzio le loro case.
Foto del concerto:
Domenica 17 marzo, si è conclusa la due giorni missionaria che ha visto la presenza in parrocchia di fra Matteo, tre missionari e una volontaria che operano in Africa e in Turchia presso le missioni cappuccine. E’ stata un’occasione imperdibile di calorosa testimonianza che ha fatto sperimentare ai bambini del catechismo quanto le distanze non contino quando l’amore per il fratello mette le ali!
E i nostri eroi delle missioni ci hanno veramente contagiato con i loro racconti, i giochi e i canti per giungere a scoprire che la fonte di questa energia positiva è Gesù che ci mette in movimento e ci spinge ad allargare le braccia per accogliere gli altri.
Durante le messe domenicali, fra Matteo ha accompagnato i fedeli a rileggere il Vangelo in una chiave ecumenica. Ha spiegato che sono tante le forze che agiscono sulla terra e condizionano gli uomini: la forza economica, quella politica, la forza militare … solo per alludere a esempi concreti. Ma accanto a queste ce n’è un’altra misteriosa e invisibile, una forza attrattiva che permea la nostra storia. E’ la forza attrattiva dell’amore che si espande incessantemente dalla Croce. Non è visibile, ma si avverte nel cuore e da lì inizia a trasformarci. Riprendendo il passo di Giovanni, ha spiegato che alcuni greci volevano conoscere Gesù e rivolgono questa richiesta a Filippo e Filippo ne parla con Andrea, insieme informano Gesù. E sarà questa richiesta che renderà consapevole Gesù dell’ avvio del suo epilogo terreno attraverso la crocifissione. Il momento drammatico della morte in croce non rimane esecuzione ingiustamente infamante, ma diventa espressione di una straordinaria vittoria sulla morte che genererà frutti incredibili, proprio come il chicco che deve morire per produrre frutto.
Fra Matteo ha poi arricchito la spiegazione con un ulteriore passaggio storico. Quando Giovanni intorno all’80-100 d.C., scrive e fonda la comunità di Efeso, Filippo è già morto martire per mano di greci presso cui dava testimonianza di quella Croce che gli aveva cambiato la vita, divenendo lui stesso chicco capace di nutrire il frutto. Infatti fu martirizzato a Ierapoli, abbracciando fino in fondo la croce che gli era stata riservata. Eppure proprio in quel luoghi sono sorte le più antiche comunità cristiane che Filippo ha saputo rendere fruttuose. Filippo era un testimone missionario così come i frati cappuccini che hanno aperto chiese e fondato comunità in Africa e in Medio Oriente. Fra Matteo ha ricordato come giungere presso una piccola comunità di 4 frati in Etiopia sia per lui sempre fonte di stupore e di gratitudine verso la forza inarrestabile dell’amore che incessantemente si effonde dalla Croce. Sulla piccola collina, un tempo libero pascolo per le pecore, oggi sorge una chiesa viva, frequentata da giovani famiglie, riecheggiante dei canti di bambini e giovani, tanti giovani… Il chicco di grano continua a disseminare la terra dei suoi frutti!
Anche noi vogliamo lasciarci guidare da questa forza inarrestabile, vincente, per questo abbiamo aderito all’iniziativa delle pecore. Acquistandole garantiamo mezzi di sussistenza a tante famiglie che potranno scongiurare la fame e mantenere la propria dignità.
Foto della Santa Messa: