Il mondo sembra essersi arrestato in questi ultimi tempi; nonostante la società umana e tutte le attività ad essa connesse possano apparire sospese, la natura non si è fermata ed inizia a colorare giardini, prati e boschi con mille sfumature. La pianta che andiamo a descrivere nell’articolo di oggi è rinomata per i colori accesi e vivaci dei suoi fiori e per la sua versatilità nell’ambito della strutturazione di giardini: la ritroviamo spesso nelle siepi ornamentali ma anche come pianta singola in vaso.

I cotogni giapponesi, altresì conosciuti come fior di pesco o chaenomeles sono arbusti con foglie caduche originari dell’Asia centrale e sudorientale. La specie ‘japonica’, quella attualmente più diffusa nei nostri areali geografici, viene scoperta nel 1700 dal botanico ed entomologo svedese Carl Peter Thunberg. 

Le chaenomeles vengono introdotte in Europa ad inizio 1800. L’origine del loro nome è greca: chaenomeles è infatti la fusione tra ‘cheinen’ e ‘melon’; questi due termini indicano un frutto che ‘si fende’, che si spacca. I frutti di queste piante, arrivati a maturazione, tendono infatti ad aprirsi e rompersi. Questo arbusto ha dimensioni medie, infatti la sua altezza non supera i due metri. È apprezzato soprattutto per la sua fioritura precoce, che inizia già a fine inverno. I suoi rami sono ricoperti da spine che proteggono la pianta dagli erbivori che tentano di cibarsene. Durante la primavera, i piccoli frutti crescono e maturano; a fine maturazione questi somigliano a mele cotogne e sono commestibili, solitamente previa cottura, che ne attenua il sapore molto aspro. 

 La fioritura di queste specie arboree è parecchio suggestiva: i colori vivaci delle corolle spiccano e risaltano sui rami scuri e spogli che paiono addirittura secchi. I fiori sbocciano da febbraio a maggio a seconda della varietà. Le infiorescenze non sono profumate; hanno petali dai colori intensi che spaziano dal rosa al rosso con stami gialli; sono organizzate in piccoli grappoli sparsi lungo le parti legnose.

 Verso la fine del periodo di fioritura compaiono le foglie, di forma ovale e con margini seghettati; da giovani hanno colore brunastro mentre dopo lo sviluppo acquisiscono tonalità di verde brillante.

Queste particolari ‘cotogne’ maturano in autunno e sono solitamente utilizzate per la preparazione di confetture e gelatine; crude risultano molto aromatiche e possono essere impiegate per la profumazione di abiti e stoffe (basta inserirne una negli armadi, avendo cura di controllare che non si deteriori) o delle stanze. La conservazione dei frutti è praticamente identica a quella delle mele: possono essere riposti in un luogo fresco ed asciutto e poi utilizzati nel corso dei mesi. Il cotogno giapponese è una pianta rustica, che ben si adatta a quasi tutti i tipi di terreno, purché ben drenato e con una sufficiente esposizione al sole. Concludo questo articolo con una breve riflessione sulla difficile situazione che stiamo attraversando attualmente. Per quanto la nostra condizione corrente possa apparirci fosca e dolorosa, non dobbiamo dimenticare che dopo ogni periodo funereo e grigio, arriva sempre uno sprazzo di luce a squarciare le nubi pesanti e plumbee. Attendiamo con Fede e speranza che giunga a noi un segno di rinascita e che ci indichi l’inizio di una nuova vita: proprio come il fiore del chaenomeles che, donando colore e rinnovata vitalità ai suoi rami, spenti e cupi, simboleggia la metaforica ‘resurrezione’ della pianta.

A cura di Pier Paolo Ferrari

 

 

 

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