Curiosità e considerazioni su due specie arboree dagli innumerevoli significati religiosi.
Il Cedro del Libano viene citato parecchie volte all’interno dell’Antico Testamento. La maestosità di questa pianta ne determina connotazioni sia positive che negative nella Bibbia. Il frutto del cedro assume invece un particolare significato religioso per gli Ebrei. Analizziamo insieme queste due specie arboree, simili per nome ma difficilmente confondibili per aspetto, cercando di comprendere la loro accezione in campo di religioni e tradizione biblica. Il cedro è un albero da frutto che appartiene alla famiglia delle Rutacee; la ramificazione è bassa ed i rami presentano spine resistenti e lunghe; le foglie risultano coriacee e dalla forma allungata.
Il suo frutto è un agrume che giunge a maturazione in un periodo compreso tra fine ottobre ed inizio gennaio; si presenta ovale, quasi rotondo, dal colore giallo tenue. La buccia è ruvida e molto spessa.
In Italia questa pianta è conosciuta fin da tempi remoti: già Plinio il vecchio ne cita le virtù benefiche nel trattato ‘Naturalis Historia’. Nella penisola italica, questo frutto viene coltivato soprattutto in Meridione ed è particolarmente diffuso in Calabria. Oggigiorno il cedro trova svariati impieghi nell’industria alimentare: viene utilizzato nella preparazione di bibite analcoliche e di frutta candita. L’industria farmaceutica sfrutta gli oli essenziali estratti dal frutto mentre nella medicina alternativa viene utilizzato per la preparazione di infusi. Il cedro presenta elevate quantità di vitamine e minerali; possiede proprietà antiossidanti, disinfettanti e digestive. Il frutto è un antipertensivo naturale ed un validissimo aiuto per eliminare cistite e disturbi renali. Come detto in precedenza, il cedro ha anche un valore religioso oltre che nutrizionale ed economico. Ogni anno, durante il periodo estivo, i rabbini di tutto il mondo selezionano i cedri più belli da utilizzare durante la celebrazione della festa ebraica ‘delle Capanne’ o ‘dei Tabernacoli’: il frutto è infatti simbolo sacro di questa festività, paragonabile al nostro ramo di ulivo durante la Domenica delle Palme.
Si tratta di una specie arborea diffusa soprattutto nella parte settentrionale del Libano, nelle regioni confinanti con le terre ‘bibliche’. L’imponenza di questo albero simboleggia fermezza e stabilità nella Bibbia, ma poiché spesso la simbologia delle Sacre Scritture presenta polivalenza, la suddetta maestosità diviene emblema ed allegoria dell’arroganza e della superbia. Volendo analizzare la simbologia positiva accostata a questa specie arborea, il cedro del Libano viene paragonato alla Sapienza divina per la ‘profondità’ delle sue radici, che raggiungono le viscere del terreno così come la conoscenza del saggio non può fermarsi a livelli superficiali, ma deve discendere nel profondo fino a raggiungere il vero senso delle cose. L’albero è inoltre personificazione del ‘giusto’, che anche nella vecchiaia s’innalza maestoso e fruttifero poiché alla base è fortemente radicato nel Signore. Il Re Davide utilizza il legno di questo cedro per la costruzione del suo palazzo e suo figlio Salomone si serve della stessa essenza per costruire il suo Tempio. Esaminando invece le connotazioni negative che il cedro del Libano assume nella Bibbia bisogna citare l’accostamento della pianta alle nazioni che, forti ed orgogliose, si arrogano il diritto di vessare le popolazioni più deboli, dimentiche della loro fragilità nei confronti di Dio, il quale può eliminarle con la stessa facilità con la quale l’albero può essere abbattuto e bruciato. Consideriamo quindi questa pianta come un monito: non lasciamo che la superbia prevalga sulla nostra bontà d’animo. Teniamo sempre ben salda nella mente la consapevolezza che possiamo innalzarci verso il Signore solamente se le nostre radici sono ben piantate nel terreno dell’umiltà e dell’amore per il prossimo: solo chi ha fondamenta solide può ambire ad elevarsi nella Grazia Divina.
A cura di: Pier Paolo Ferrari