Sabato 23 novembre 2019, i bambini e i ragazzi del catechismo hanno condiviso una potente riflessione sulla Parola del Vangelo domenicale (Lc 23,35-43).
In questo passo del vangelo, Gesù è sulla croce, inizia la sua scandalosa agonia affiancato da farabutti a cui tocca la stessa condanna, i due ladroni.
Uno è chiuso nel suo ottuso cinismo e sfida Gesù a mostrare la sua potenza salvandosi da quella morte dolorosa e infame.
L’altro , invece, viene sorprendentemente miracolato dalla grazia dell’amore e professa la sua fede in quel Crocifisso umiliato e deriso.
Nelle parole che Gesù gli rivolge c’è tutto il preludio della risurrezione, c’è la certezza di una speranza grande. Cristo è luce che rigenera le nostre fievoli luci; è la grazia che alimenta la nostra vita. Questa vita- luce noi l’abbiamo per un atto supremo di amore : Gesù si carica del nostro peccato, muore per garantirci la vita eterna che esplode con la gioia della Risurrezione.
Gesù si offre per amore e il suo amore alimenta, rigenera la nostra vita. Se non ci fosse la Pasqua di Risurrezione non sperimenteremmo la gioia della vita.
Per questo , in chiesa è stato acceso il Cero pasquale, segno della presenza di Gesù Vivente. Alla sua luce , ogni bambino ha acceso la propria candela per mostrare come solo in Cristo è possibile sperimentare la gioia di chi sa bruciare e consumarsi per amore. Chi ama , brucia!
Con la candela alzata è stato recitato il Padre Nostro , preghiera in cui ci riconosciamo figli dello stesso Padre, eredi dello stesso patrimonio di felicità.
Eredità che già ci appartiene grazie al battesimo e che possiamo incrementare se portiamo a nostra volta luce nella quotidianità della vita. La candela, infatti, rappresenta la nostra vita; la candela felice è la candela accesa alla grande luce del Cero pasquale. Una vita ben spesa, sorridente, è quella che si alimenta dell’amore di Gesù per donarlo agli altri, è comunione con i fratelli, quelli che conosciamo e quelli di cui ignoriamo fatiche, preoccupazioni, debolezze e pene.
Le tante piccole luci hanno illuminato la chiesa dimostrando come grazie all’ impegno di ciascuno possiamo costruire una comunità fraterna ,testimone perché legata alla luce di Gesù. Insieme possiamo aiutarci a sconfiggere le tristezze e le paure, ma al centro della nostra vita ci deve essere Gesù ,il solo che può alimentare la nostra luce.
Padre Stefano ha invitato bambini e ragazzi presenti a portare a casa la candela per riaccenderla coraggiosamente vicino alla finestra in modo che sia visibile nel tempo. Ci vuole coraggio nella determinazione ad impegnarsi, a fare ciò che promettiamo!
Ci ricorderà di pregare per una persona sola, sofferente, sconosciuta o amica, a cui vogliamo donare un po’ del nostro tempo affidandola alle cure sapienti di un Dio che sa consolare con il suo amore fuori misura.
A cura di Federica Davighi